Un tuffo a Molnar Janos Cave…
Un posto unico e affascinante. Un dedalo di grotte e cunicoli che si snodano proprio sotto il centro della città di Budapest e che arrivano a circa 90 metri di profondità. Per andarci occorre appoggiarsi all’unico diving esistente e i tempi di attesa non sono brevi. Ma ne vale la pena! Di Gabriele Paparo
Come per molti subacquei, il periodo invernale offre la possibilità di effettuare un viaggetto, magari per “stemperare” i rigidi climi del nord Italia; Non credo tuttavia che questo sia stato il motivo che mi ha spinto, a febbraio, a organizzare un giro fuori porta a Budapest, nella certamente più fredda Ungheria. La regione in cui vivo (la Sardegna), infatti, aveva regalato bellissimi week end di mare calmo e temperature tutto sommato miti, che mi avevamo permesso di scendere in acqua con una buona frequenza. Nonostante tutto, per diverse ragioni, ho maturato la voglia di “evadere” verso luoghi diversi, preferendo alle località tropicali (o comunque calde) un posto un pochino più “fresco”, in tutti i sensi!
E l’ho fatto scegliendo un posto davvero particolare, ovvero la grotta sommersa di Molnar Janos, un sito di immersione unico nel suo genere trattandosi di un complesso sistema di cunicoli sotterranei, sommersi da acqua termale, che si sviluppano proprio sotto le viscere della città di Budapest.Scelta la meta, il gioco sembrava fatto: una mail per prenotare e poi si parte! In realtà non è stato proprio cosi facile. Prevedere e organizzare delle immersioni in un sito cosi particolare richiede una pianificazione abbastanza complessa, nonchè tempistiche di prenotazione piuttosto lunghe ( io, invece, avevo solo 4 settimane di anticipo rispetto alle date possibili). Alla mia prima mail per avere informazioni, infatti, mi venivano innanzitutto richieste relative al mio livello di certificazioni, oltre a venirmi indicato che avrei dovuto inviare – in anticipo – la documentazione relativa alla mia assicurazione per le attività subacquee, il certificato medico in corso di validità e, appunto, i brevetti in mio possesso.
Quanto richiesto non aveva certamente l’aspetto di un “capriccio”, semmai denotava la serietà dell’unico centro di immersioni autorizzato a gestire le attività (didattiche e non) all’interno di questa grotta sommersa, il Molnar Janos Dive Center.
Nel procedere alla produzione dei documenti richiesti cominciavo anche a definire le date del viaggio, indicando in quale week end avrei voluto immergermi. Ed è qui che arriva il primo grosso ostacolo: “i sabati e le Domeniche sono già prenotati per diversi mesi, mentre qualche venerdi è disponibile tra alcune settimane; i giorni infrasettimanali sono in genere maggiormente disponibili, ma occorre comunque verificare quali sono liberi”. Questo, in sintesi, il contenuto di una delle prime mail ricevute. Non nego il mio stupore nel vedere che un sito, quasi sconosciuto ai più, fosse invece cosi frequentato e “prenotato”. Capii solo dopo che, per ragioni di sicurezza e fruibilità, permettono l’accesso a pochi subacquei al giorno… rendendo dunque le liste di attesa piuttosto lunghe.
Con non poche difficoltà riesco a fissare un’immersione per un giovedi pomeriggio di 24 giorni dopo e 2 immersioni il giorno successivo. Pur essendo da solo, risultava impossibile pensare di essere inseriti nelle immersioni del sabato, già “full” da tempo. Di base, il succo del discorso era: “prendere o lasciare”. E così feci.
Organizzo dunque il viaggio per raggiungere Budapest. Nulla di particolare, la città è servita da un moderno aeroporto internazionale, ma quando si viaggia dalla Sardegna vi è sempre quel “pizzico di adrenalina” in più nel far combaciare le varie coincidenze, restando su spese umanamente gestibili. Non dimentichiamo, inoltre, che vi è in ballo il trasporto delle attrezzature subacquee e della macchina fotografica con tanto di custodia e illuminatori, particolari da non trascurare nella pianificazione del viaggio. Proprio la gestione dei pesi, dei volumi e dei costi del trasporto bagaglio mi hanno fatto desistere dal portarmi il rebreather, ripiegando per il noleggio delle bombole necessarie (un bibo e una stage) direttamente sul posto.
Le Immersioni
La grotta di Molnar Janos è un posto davvero unico. Non sono per gli oltre 6 chilometri di cunicoli a oggi esplorati che si diramano in molteplici direzioni e per la presenza di grotte ben più lunghe e articolate; neanche la profondità massima di 90 metri, pur essendo di tutto rispetto, ne costituisce un motivo di “record”. Ciò che la rende davvero particolare, sono altri aspetti, tra i quali la temperatura dell’acqua (termale): anche in pieno inverno, in superficie si attesta tra i 27 e i 28 gradi, per scendere a 20 gradi tra i 10 e i 40 metri circa e a temperature leggermente inferiori a profondità più elevate; fattore che rende le iesplorazioni, anche lunghe, assolutamente confortevoli con una muta stagna e un sottomuta intermedio, potendo contare su tappe di decompressione piacevolmente calde.
Un’altra singolarità di questo sito è costituita dalla posizione. L’ingresso del tunnel artificiale (all’interno del quale è stato realizzato il diving) che conduce alla comoda piattaforma d’acciaio di ingresso in acqua, si trova a poche decine di metri dalla fermata del tram cittadino! Il vecchio ingresso della grotta, quello dal quale è iniziata l’esplorazione e ha portato alla scoperta, circa 15 anni fa, della grande apertura interna, si trova addirittura quasi a fianco del marciapiede della Frankel Leo, la via dove è appunto ubicato il civico di ingresso al sito. Non vi sono dunque, come per raggiungere altre grotte similari, lunghi percorsi sterrati da percorrere a piedi o faticosi (e talvolta pericolosi) trasporti di attrezzature lungo salite o pendii scoscesi. Basta avere un minimo di pratica nell’uso della “cariola” in dotazione al diving, glorioso e intramontabile strumento per il trasporto di oggetti pesanti, assolutamente idoneo anche al trasporto dei bibombola 12+12 e delle altre attrezzature subacquee.
Finalmente si entra in acqua, in una quasi fastidiosa acqua caldissima, che fa “soffrire” durante i predive check ma che risulta poi piacevolissima in decompressione. La visibilita’ non è buona, circa due o tre metri, però dopo aver nuotato un paio di minuti lungo la grossa sagola guida inclinata verso il basso, si passa il netto termoclino, entrando nell’acqua più fredda (anzi, meno calda!) e caratterizzata da una trasparenza eccezionale. Da qui inizia lo spettacolo. Seguendo la nostra guida si passano via via cunicoli di larghezze diverse, si incontrano diramazioni (tutte segnalate dalla sagola guida e dalle grosse frecce direzionali), si ammirano le pareti rocciose caratterizzate da molteplici sfumature di colori chiari, si notano formazioni di cristalli sulle pareti, si osserva il fondo poche decine di centimetri sotto di noi… che talvolta scompare per lasciare spazio a un’ulteriore voragine, palesando la complessità del sistema di tunnel tridimensionali. E’ un sistema quasi senza flusso (corrente), la guida nuota lentissima, senza fare alcuna fatica e risparmiando quindi gas: questa lentezza permette ai subacquei di godersi bene lo spettacolo (in grotta ci si guarda intorno a 360 gradi per vedere tutto, anche sopra la testa) e permette a chi come me vuol scattare foto di avere il “tempo” per poterlo fare. In questo ambiente infatti, dove non è mai esistita la luce se non quella artificiale delle nostre lampade, servono Iso un po’ piu’ alti e “tempo” … tempo di apertura del diaframma, per far si che la poca luce a disposizione renda visibile ciò che inquadriamo. A patto che i soggetti inquadrati stiano fermi o siano, appunto, lentissimi.
Si riconosce subito il grande lavoro fatto dagli esploratori e dai responsabili del diving; i canali principali della grotta sono infatti sagolati a regola d’arte con una grossa sagola da ben 6 millimetri, quindi non solo un ottimo riferimento visivo ma anche tattile (nel caso dovesse servire); Ogni canale e ogni “incrocio” è segnalato da grosse frecce direzionali, che indicano la direzione di uscita e anche la distanza (dato non sempre presente in altre grotte). Nei punti preposti allo scopo sono state realizzate delle “stazioni di parcheggio” delle stages, per creare un ordine maggiore nella loro gestione.
Per la prima immersione del giovedi pomeriggio ero stato inserito in un team di 3 divers ungheresi: quel giovedi’ era la giornata dei subacquei “locali”, ma data la mia insistenza il diving mi aveva concesso di inserirmi nel gruppo di subacquei già esperti e conoscitori della grotta (si sono “fidati” delle mie certificazioni “Tdi – Nacd Full Cave Diver). Il giorno successivo sono stato invece inserito in un gruppetto costituito da 2 austriaci (Ivonne Schuster & Bernhard Kaluppa) e una francese (Heide P. Sibley): fortunatamente il feeling è stato ottimo sin dai primi momenti dell’ingresso in acqua ed è ulteriormente migliorato in immersione. Alla fine dei 2 tuffi sono stati infatti loro stessi a invitarmi a unirmi alle discese del giorno successivo (il sabato), giorno che non avrei potuto sperare di impiegare per le immersioni! Evidentemente la pazienza che hanno dimostrato nel becccarsi i miei potenti fari video in faccia è stata ricambiata dagli scatti che, ovviamente, ho loro dato alla fine delle nostre esplorazioni
Le ultime due immersioni sono state davvero eccezionali: in una di queste la guida si è “sbilanciata” in un jump quasi verticale tra 2 diversi tunnel, uniti tra di loro da un canale molto stretto e non permanentemente sagolato. Nell’ultimo tuffo, invece, siamo stati guidati lungo lo stretto e tortuoso cunicolo che conduce al punto denominato “il vecchio ingresso”, ovvero l’apertura dalla quale circa 15 anni fa era stato scoperto il nuovo ed enorme ambiente ancora in esplorazione: l’uscita da questo lato ha dell’incredibile in quanto sembra quasi di emerger da un tombino, sentendo passare il tram vicino a te, nel mezzo della città!
Il bilancio di questo viaggio, partito timidamente, è stato invece davvero positivo: 5 bellissime immersioni da poco più di un’ora ciascuna su percorsi ogni volta diversi e variegati, sino alla massima profondità di circa 38 metri e una buona collezione di fotografie in un ambiente unico nel suo genere.
Un grande contributo, è doveroso indicarlo, è stato fornito sia dal valido personale del Molnar Janos Dive Center, tra i quali la prima guida incontrata, Etelka Ternyik e il proprietario Attila Hosszu (che ha guidato lui stesso 2 delle nostre immersioni), oltre ovviamente ai già citati tre nuovi buddies con i quali ho condiviso anche belle serate in compagnia.
A mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato, infine, la città di Budapest nella giornata di domenica, mentre le mie attrezzature si asciugavano nell’hotel che avevo prenotato, dotato di un’enorme piscina all’aperto con acqua tiepida: sono tantissimi i siti da visitare, gli scorci fotografici da trovare e gli aspetti culturali da conoscere. Ciò che non mi sento di raccomandare è il bagno all’aperto a febbraio: piacevole nuotare nell’acqua tiepida mentre la temperatura esterna è di 2 gradi… ma quando è giunto il momento di uscire mi sembrava di morire!
Davvero un viaggio e una realtà subacquea molto bella. Motivo per cui sto gia’ organizzando il prossimo giro, in compagnia del mio rebreather e di qualche fidato compagno, per esplorare le parti più profonde di questa spettacolare grotta.