Andrea Severino: l’artista di Tavolara
Dotato di grande talento, riesce a coniugare la passione per l’immagine sottomarina con la sua attività di accompagnatore subacqueo. Andrea è infatti il titolare dell’Aquarius Dive Center, che opera in Sardegna, a Tavolara-Punta Coda Cavallo, una zona soggetta a regime di protezione dal 1997 e caratterizzata da una biodiversità straordinaria. Le sue opere raccontano il grande amore per il mare e le sue creature attraverso scatti di grande impatto su relitti, paesaggi e macro di animali spesso elusivi e rari. Nell’ottava edizione dell’ormai famoso concorso “In&Out Sotto e Sopra il Mare della Gallura” si è imposto come autentico mattatore di Carlo Ravenna
Andrea Severino è il “capitano” dell’Aquarius Dive Center, fondato nell’estate del 1994, uno tra i primi centri sorti nello stupendo tratto marino di Coda Cavallo – Tavolara. Ti faccio a bruciapelo una domanda. E’ possibile coniugare l’attività fotografica con la professione di guida subacquea?
«Premetto che quando accompagno è impossibile scattare foto in quanto tutta l’attenzione è rivolta alla sicurezza e a far godere al massimo l’escursione ai clienti. Però, durante le molteplici uscite che facciamo, e su cui ci si interfaccia anche fra clienti e colleghi, emergono importanti spunti per tornare a fotografare nei momenti più “liberi” e senza responsabilità professionale. In stagione ci sono anche delle pause nel lavoro e quindi ne approfitto per prendermi l’attrezzatura e farmi un “giretto” alla ricerca di qualche scatto originale o naturalistico. Poi, dalla fine dell’estate fino a novembre, dopo l’affollamento e il “rumore” di agosto, esistono più possibilità e il mare ci premia con acqua ancora calda e il ritorno della natura più incontaminata. Detto questo, a parte i corsi di fotografia, riesco a immergermi con la mia attrezzatura fotografica solo 20 o, massimo, 30 volte in una stagione al diving; poi organizzo qualche viaggio all’estero nel periodo invernale».
Partiamo dall’inizio. Quando hai iniziato a fotografare sott’acqua e con quale attrezzatura?
«Mio padre fin da piccolissimo mi ha contagiato con la passione della la fotografia facendomi usare una Voigtlander Vitomatic IIa; da lì mi è sempre piaciuto fare foto e sperimentare. Ho iniziato ad andare sott’acqua nel 1978, ma ho incominciato a coniugare le 2 passioni comprando, nel 2007, una Sea&Sea DX1G compatta, prodotta dalla Ricoh, che ha saputo darmi belle soddisfazioni appena ho aggiunto una strobo. La strobo e la possibilità di agire manualmente sulla fotocamera mi hanno subito entusiasmato. Con l’arrivo delle prime mirrorless che avevano stuzzicato il mio background tecnologico, specie sott’acqua, ho poi ampliato i miei orizzonti verso attrezzature più complesse e di qualità».
Lavori all’interno dell’Area Marina Protetta Tavolara-Punta Coda Cavallo. Quanto grandi sono gli stimoli emotivi nell’andare in acqua per lavoro tutti i giorni dell’anno su fondali così belli stringendo una fotocamera tra le dita?
«Devo ammetterlo: sono un privilegiato a vivere e lavorare lungo i fondali di questo bellissimo angolo di Sardegna. Non manca mai lo stimolo e il senso di avventura anche sulle stesse rocce e ambienti che percorriamo nei 6 mesi di attività del diving. Il canale di mare tra l’isola di Molara e l’isola di Tavolara offre una biodiversità che ho difficoltà a trovare anche nei più gettonati siti subacquei mondiali. Sia i graniti che i calcari che ci circondano offrono spunti per organismi e coreografie uniche, che sono poi quei soggetti che ho la fortuna di fotografare. Proprio il fatto di rivedere continue sorprese proprio sulle stesse rocce giorno dopo giorno e negli anni, ci fa capire come la vita sottomarina sia un vero miracolo della natura».
Sei stato l’autentico mattatore dell’ottava edizione di “In&Out Sotto e Sopra il Mare della Gallura”. Vogliamo ricordare ai nostri lettori i tuoi piazzamenti?
«Primo nella sezione In&Out per le 6 foto di cui 3 subacquee e 3 terrestri, primo per la migliore foto di cernia bruna, che rappresenta un’icona per questa area marina protetta; sono stato poi premiato per la miglior foto sub in assoluto e per la miglior foto del porticciolo di Porto San Paolo».
Restiamo su questi tuoi lavori, che ho analizzato nel dettaglio, con attenzione e interesse, sui monitor della manifestazione. Sono rimasto colpito non solo dalle inquadrature e dalla bellezza dei soggetti ma anche dalla ricchezza dei dettagli, dalla tridimensionalità di alcuni scatti e dal realismo dei colori. Ci spieghi quali attrezzature usi?
«Dal 2012 utilizzo una Olympus Omd-EM5, che si è dimostrata ottima ed affidabile, con una custodia Nauticam e strobo Inon Z240 e S2000. Lente Nauticam Cmc per super macro, lenti micro 4/3 da 30 e 60mm per macro, 12-50mm per mezze focali, fisheye 8mm. A volte in viaggio mi è capitato di usare una compatta della Olympus, la TG3, che mi ha dato qualche soddisfazione. Sogno l’arrivo di una compatta di alta qualità con manualità e focali utili per la subacquea, così da poter raggiungere quei buchi dove è difficile gestire attrezzatura più grande. Però il mercato della subacquea sembra ancora troppo piccolo per stimolarne la produzione».
Quanto è importante la post produzione nelle tue opere?
«Un po’ dipende dalle condizioni ambientali in cui mi immergo. La sospensione e la scarsa visibilità richiedono senza dubbio qualche ritocco in più e la post produzione riesce a salvare alcune immagini che, altrimenti, sarebbero inutilizzabili. Sicuramente è importante e necessaria specie per il bilanciamento dei colori, tenendo presente che scatto esclusivamente in Raw. Decisamente la post produzione viene spesso sottovalutata da chi si avvicina alla foto subacquea usando apparecchi che hanno tanti automatismi; però tali automatismi, certamente utili nelle fotografie fuori dall’acqua, sono inutili in immersione. Tra i più esperti esiste il dibattito su quanta post produzione è bene adoperare. Secondo me ci dovrebbero essere 2 parametri per giudicarlo. Quello per le foto naturalistiche, che dovrebbero essere il più possibile vicine alla reale situazione di scatto e quello per le foto creative e originali, che potrebbero subite dei ritocchi “importanti” per favorire il soggetto in un’impostazione creativa e artistica».
Per i tuoi clienti fotografi sei un vero trascinatore. Leggo ad esempio tra le informazioni sul tuo centro che offrite percorsi e immersioni esclusive e proponete uscite su misura, inclusi orari atipici e notturne. Quindi è bello non soltanto fotografare il mare, ma anche creare i migliori presupposti perché altri riescano a farlo?
«Se riusciamo a trasmettere la passioni che abbiamo, entriamo in un circolo di soddisfazioni ed emozioni che ci aiuta a migliorare su tanti fronti. Per trasmettere questa passione abbiamo bisogno sia di conoscenza che di esperienza in ambito naturalistico e tecnico. Ecco perché cerchiamo sempre di imparare e di approfondire le nuove nozioni e le scoperte naturalistiche e storiche in cooperazione con gli esperti locali e con l’Area Marina Protetta. Il fotografo subacqueo ha poi bisogno della serenità e delle condizioni ideali per fare foto e non solo esplorazione. E’ difficile avere un fotografo contento dopo un’immersione che dà poco tempo per impegnarsi in uno scatto di qualità. Come è altrettanto difficile gestire un sub che vuole esplorare spazi più ampi e un fotografo che ha invece bisogno di muoversi molto più lentamente. Ragion per cui dividiamo i gruppi e, spesso, scegliamo quei siti che possono accontentare entrambi. O, addirittura, organizziamo escursioni apposite per gli amanti della fotografia e su richieste di soggetti per macro o ambiente. Senza trascurare i relitti, le notturne e i bassi fondali, dove si possono allungare le immersioni anche fino a 90 minuti!».