MuMa e Siso
La nostra storia inizia con la fine di un’altra. Estate 2017, al largo delle isole Eolie viene avvistato un capodoglio intrappolato in una rete da pesca illegale. Nonostante venga liberato dalla Guardia Costiera, le correnti lo spingono fino a una spiaggetta Capo Milazzo ormai morto. Un giovane biologo, incurante delle diatribe burocratiche decide di intervenire affinché il corpo non venga distrutto come rifiuto speciale ma diventi una risorsa per il territorio. Carmelo Isgrò si offre volontario per la scarnificazione del corpo del capodoglio. Inizia così la storia straordinaria che sto per raccontarvi attraverso le parole di Carmelo Isgrò che ho intervistato a Milazzo qualche giorno prima dell’inaugurazione del Museo del Mare.
D – Carmelo, racconta ai lettori di SUB questa straordinaria avventura e il perché hai voluto battezzare questo capodoglio con il nome di Siso.
R – Vengo avvisato dello spiaggiamento del corpo di un Capodoglio morto; mi reco sul luogo e davanti a quel corpo vengo folgorato da un’idea: questa morte non deve essere vana, dovrà servire a risvegliare le coscienze sui danni che l’uomo sta facendo al mare. Inizio così la mia battaglia burocratica e mi offro volontario per la rimozione delle parti molli dallo scheletro. Mi reco ogni giorno, per oltre due settimane, in questo posto impervio e inizio a scarnificare, immerso nell’acqua che diventa ogni giorno più putrida per effetto della decomposizione, il capodoglio morto. Man mano che procedo con l’operazione dallo stomaco vengono fuori molti oggetti in plastica, tra cui un vaso da giardino. Insomma questo capodoglio se non fosse morto per la rete da pesca illegale, lo sarebbe stato per la quantità di plastica che aveva ingurgitato. Il nome Siso nasce da un tributo a Francesco Siso, un caro e fraterno amico che mi aiutava nelle operazioni di recupero della carcassa del capodoglio, il quale viene ucciso da un pirata della strada. Insomma da due morti violente e non cercate nasce un tributo alla vita e alla protezione di essa e un messaggio di speranza per il futuri dei nostri figli.
D – Carmelo, quanta fatica è costata la nascita del Museo del Mare?
R – Francesco, ti confesso che la fatica fisica per il recupero dello scheletro è stata ben poca cosa rispetto alla fatica dettata dalla burocrazia. Ma, sono felice e soddisfatto di essere riuscito in questa impresa grazie all’aiuto di tante persone che mi hanno sostenuto in ogni modo e circostanza.
Dopo lo straordinario recupero delle ossa e la ricostruzione dello scheletro grazie all’iniziativa del Biologo Carmelo Isgrò, insieme al Comune di Milazzo e al Museo della fauna dell’Università degli Studi di Messina, è nata l’idea di realizzare un museo, il cui allestimento è stato finanziato con una generosa raccolta fondi a cui hanno contribuito centinaia di persone tramite il crowdfunding, facendo sì che il sogno diventasse realtà. Il 9 Agosto 2019 con la cerimonia di inaugurazione ha aperto i battenti il MuMa – Museo del Mare di Milazzo allestito presso il Bastione di Santa Maria nel complesso monumentale del Castello di Milazzo. Alla cerimonia hanno presenziato il Sindaco di Milazzo Giovanni Formica che ha sottolineato l’importanza che tale struttura ha per la città di Milazzo e che si pone come sicuro punto di riferimento per la sensibilizzazione delle future generazioni verso una maggiore attenzione per il mare e i suoi abitanti; hanno fatto seguito gli interventi del Vescovo Cesare Di Pietro, dell’Architetto Alessandra De Caro in rappresentanza della Sovrintendenza del Mare di Palermo, di Giovanni Mangano presidente dell’AMP di Capo Milazzo, di Patrizia Maiorca, figlia dell’indimenticabile Campione Enzo Maiorca, presidente dell’AMP del Plemmirio, e il “papà” del MuMa e di Siso Carmelo Isgrò in qualità di ideatore dell’iniziativa e curatore dell’allestimento e Giuseppe La Spada in qualità di curatore artistico.
Il MuMa non è il classico Museo del Mare ma un luogo dove la Scienza incontra l’Arte intesa nelle sue sfaccettature più ampie. Il visitatore vivrà al suo interno un’esperienza di conoscenza grazie a video didattici interattivi, esperienze di realtà virtuale, realtà aumentata e istallazioni artistiche multimediali che lo porteranno a prendere coscienza degli impatti antropici per un necessario cambiamento del rapporto uomo-mare.
Testo di Francesco Pacienza
Nella foto: Lo scheletro del Capodoglio SISO nella sua nuova casa con il suo papà Carmelo Isgrò. Gentile concessione Maurizio Longhitano/MuMa